L'insalata di riso...

Eccomi qui...

Ero sul letto a riposare un po' perché negli ultimi giorni mi mancano un po' le forze...sarà il periodo...saranno i pensieri. E così mi sono ritrovata a fissare il soffitto per non cadere addormentata a quest'ora della sera (sono solo le 19:35) e mi sono ritrovata a pensare come mio solito. La mia testa non si ferma mai neanche se ci provo: pensavo agli ingredienti da comprare per fare l'insalata di riso, che cosa bizzarra eh? Eppure ci stavo rimuginando su, ricordando che è tanto tempo che non la mangio e mi è venuto in mente che prima me la preparavo spesso per portarla a lavoro come pranzo, mi aiutava mia nonna che comprava il 'condiriso' così si faceva prima...era mancata da poco mia madre e la nonna era sempre, e dico sempre davvero, insieme a me. 

Ci sentivamo sole entrambe, avevamo perso la persona più importante della nostra vita, lei più di me; così ci facevamo compagnia ed eravamo diventate l'una l'appiglio dell'altra. Andavamo al centro commerciale a spendere soldi, guardavamo la TV insieme mentre lei stirava e mi preparava il pranzo per il giorno dopo a lavoro: preparava per tutti a dir la verità, per me, per mio padre e per mio fratello che eravamo come persi in un mare di tristezza. Solo la sera tornava a casa sua, giusto per andare a dormire: ma che vuoi dormire, mica ci riusciva, era ovvio che pensasse all'unica figlia che aveva e che non c'era più. Quante volte mi ha vista piangere per questo e quante volte mi ha ripetuto la stessa frase "Chicca hai ragione a star così, dovevo andarmene prima io, ma come si può?". Io pensavo sempre a come poteva sentirsi, ma non avrei mai potuto capire fino in fondo: io ero solo una ragazza di 26 anni che aveva da poco iniziato a lavorare, avevo una vita davanti e anche se mia madre mi mancava e mi manca tutti i giorni, potevo trovare rifugio in tante cose. Quando tornavo da lavoro la casa era vuota, mio padre era già sceso e mio fratello ancora in ufficio e io piangevo sempre, appena mettevo piede in casa, quel silenzio mi assaliva e le lacrime scendevano: per distrarmi ogni giorno guardavo Harry Potter, a ripetizione, un episodio qualunque della saga, perché mi distraeva ed era un rifugio. Dopo un po' poi squillava il telefono, era la nonna che si accertava che stessi bene e che fossi tornata a casa: così dopo un po' sentivi le chiavi nella toppa della porta che si apriva e lei arrivava ad abbracciarmi e a prepararmi il pranzo per il giorno dopo, ad esempio, l'insalata di riso...

E così siamo andate avanti per un bel po' noi due, due corpi e una sola anima, io con gioie e dolori, lei solo con i dolori con cui non si dava pace, fino a quando inevitabilmente il suo cervello non ha iniziato a ribellarsi. Lei mi chiedeva aiuto, diceva di sentire la 'nebbia nella testa' e non aveva voglia di far nulla. Ovviamente mi sono subito adoperata per migliorare la situazione, era così spaventata, e per un po' ci sono riuscita; poi le cose sono andate in discesa, non voglio dire peggiorate perché è un termine che non mi è mai piaciuto ma che sicuramente rende più l'idea degli eventi che si sono poi susseguiti. 

Dopo accertamenti, visite cardiologiche, holter pressorio e cardiaco, ecodoppler e risonanze magnetiche la diagnosi è arrivata: demenza senile di tipo misto, misto nel senso che era un incrocio tra Alzheimer e demenza vascolare, quindi causato sia dall'età che da una serie di piccole ischemie cerebrali. La nonna non ricordava più tante cose, e dimenticava di vestirsi, lavarsi o mangiare. Mi sono subito messa all'opera per aiutarla, per fare ciò che lei aveva fatto per me per quasi tutta la mia vita fino a quell'istante, ma non potevo fare tutto; mi sono accorta che non ero in grado, non ero capace, ma soprattutto non lo accettavo. Non accettavo che quella donna così forte, coraggiosa e portentosa stesse andando via pian piano da quel corpo, per far spazio ad un'altra persona tanto simile a lei ma più assente. Aveva bisogno di qualcuno che stesse con lei H24 e che se ne prendesse cura. Tante volte ho pensato di farlo io, di lasciare la mia vita e dedicarmi solo a lei, ma non era giusto, forse...mi sono sentita in colpa, mi sono sentita di averla abbandonata nonostante stessi con lei quanto più potevo: mi terrorizzava l'idea che potesse dimenticarmi. All'inizio abbiamo litigato perché né io né lei accettavamo la situazione, ma come in ogni cosa solo il tempo poteva aiutarci.  

Il tempo è passato, sono trascorsi giorni bui che neanche io so come ho superato o forse sì lo so come ho fatto, ma è stato tanto difficile. Mia nonna è sempre qui e si ricorda ancora di me nonostante a volte mi confonda con mia madre, ma è solo un vanto e un complimento per me essere scambiata per un essere così speciale. E' più vecchietta e stanca, ho imparato a conoscerla di nuovo, ma spesso in lei rivedo ancora la mia nonna 'sprint' che vuole fare cose e dico di più, pensa anche di averle fatte. Io sto ancora imparando ad accettare la cosa, sto imparando un po' a staccarmi per soffrire meno, so che è brutto da dire ma devo farlo. La assecondo quando mi racconta come ha trascorso la sua giornata, mi racconta che è andata a lavoro, a fare la spesa e mia madre è anche passata a salutarla; ha visto i suoi cugini e la sua adorata suocera: il tutto ovviamente rimanendo a casa e spostandosi solo dal letto alla sedia o al divano. All'inizio cercavo di farle ricordare un po' tutta la storia, che era in pensione e perciò non poteva lavorare, che mia madre non c'era più come anche sua suocera (i cugini davvero non so che fine abbiano fatto!). Poi ho capito che ogni volta era come se le dessi una notizia davvero brutta e perciò ho iniziato ad ascoltare e assecondare, con un po' di magone ma l'ho fatto. Per fortuna tante cose le ricordo dai suoi racconti di quando era ancora lei, mi mostrava sempre le foto narrandomi tutta la sua vita: le custodirò con tanto affetto fino a quando ne sarò in grado, però alcune sue ricette dovevo appuntarle mannaggia!! 


Mi manca tanto il tempo passato con lei, ma io sono sempre la solita malinconica legata ai ricordi di sta 'ceppa' e non so manco se ho fatto bene a scrivere tutto questo in lacrime, sempre sul letto, e con il sole che è ormai tramontato; non so nemmeno chi mi leggerà adesso perché vorrei dedicare a questo blog il tempo che merita, poterlo pubblicizzare come si deve, ma ogni volta nella testa ho settecento idee che non riesco mai a mettere in fila e analizzare una per volta (come direbbe una mia cara amica).

Adesso però ci sono riuscita, perché stavo per implodere, e tutto questo solo per dire che devo fare al più presto un'insalata di riso. 

Ciao a tutti, la vostra Fede  

Commenti

  1. L'insalata di riso è un piatto sottovalutato perché anche se semplice è molto nutriente, un po' come la tua storia che può sembrare quella di una persona semplice e qualunque, ma che ti ha reso una persona ricca di valori!

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  2. Sembrava di rivivere queste emozioni, così sincere, così vere, così forti. Gli occhi scorrevano veloci e il cuore si riempiva di emozioni, a tratti positive e a tratti negative. Con queste parole mi hai trasmesso più di una storia, un'esperienza di vita. Anche se in fondo, sei un esempio tutti i giorni e non solo con le parole.

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  3. Ci vuole coraggio anche a raccontarsi, a mettersi a nudo, allo specchio e vedersi per quelli che si è! E tu non chiederti se hai fatto bene o meno a scrivere questo racconto, chiediti piuttosto perché non l'avevi fatto finora? Continua a farlo, perché fa bene al cuore! E poi scrivi benissimo! :-)

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